Studia l’unità didattica relativa all’approccio epistemologico (= di filosofia della scienza) neopositivistico, con tutte le risorse ad essa collegate on line e off line, e rispondi al seguente quesito:
- Il criterio di verificazione proposto da Schlick, eventualmente nella forma riveduta e corretta da Hempel (teoria della “legge di copertura”), ti sembra adeguato per caratterizzare il sapere scientifico?
Il neopositivismo sviluppatosi nella prima metà del ‘900 vede susseguirsi varie personalità, ognuna delle quali propone un proprio “criterio” per definire il sapere scientifico.
La formula di Schlick, anche se a mio parere giustamente esclude dal sapere scientifico affermazioni come “Dio esiste” perché non possono essere verificate, può essere facilmente screditata poiché
– ammette come scientifiche solamente proposizioni “descrittive”, il che non può essere ragionevole
– mette in discussione se stessa poiché allora in quest’ottica la stessa proposizione non può essere verificabile
Più attendibile è invece il modello proposto da Hempel poiché introduce una previsione e una verificazione del fenomeno che possono essere collegate tra loro da una legge nota. Ad esempio: premo l’interruttore, la luce si accende perché chiudendo il circuito, metto in moto gli elettroni che subiranno l’effetto di una determinata forza all’interno del conduttore che dunque sarà percorso da corrente, la quale fa si che la lampadina si illumini.
nonostante ciò, anche questo approccio presenta dei limiti perché non è sempre chiaro il rapporto tra causa-effetto, come dimostra l’esempio della bandiera.
A mio parere dunque, la legge di copertura sviluppata da Hempel vale sì per definire la maggior parte del sapere scientifico, ma è troppo restrittiva perché esclude quelle che sono alcune effettive spiegazioni scientifiche.
Ottima riflessione, che ci introduce, quasi implicitamente, alla caratterizzazione del tutto diversa del sapere scientifico ad opera di Karl Popper.
In genere un approccio empiristico alla scienza non riesce mai a convincermi. Appare molto “semplicistico”, e la sensazione è quella di osservare infinite volte un rapporto causa-effetto senza poterlo descrivere con una legge universale, pur sapendo che in fondo questo tipo di descrizione sarebbe possibile e sensata. Bisogna sempre tenere presente i fenomeni e come essi avvengono, poiché potremmo non avere la verità in mano e quindi potremmo dover cambiare completamente una nostra legge o una nostra credenza, ma allo stesso tempo cercare le cause di questi fenomeni ci aiuta a comprenderli e a relazionarci con loro.
Oltretutto affermare che proposizioni riguardanti etica, filosofia, politica ecc. siano prive di senso è segno di disonestà intellettuale; anche nell’eventualità in cui non potessimo essere in grado di dimostrare sentimenti o opinioni, negare che l’essere umano li provi rimarrebbe assurdo.
Detto ciò, la “legge di copertura” di Hempel non riesce a convincermi (Non parlerò del criterio di Schlick perché non credo di averlo compreso pienamente). O meglio, lo trovo azzeccato per definire dei fenomeni di cui si conosce la causa, ma la legge stessa dovrebbe anche definire il concetto di “leggi universali” e come esse andrebbero ricavate, e in questo non riesce. Inoltre vi è il rischio, grazie a questa legge, di associare cause ad eventi ed eventi a cause che in realtà non hanno nessuna correlazione tra di loro (come peraltro abbiamo visto in classe). Rimane comunque un passo avanti nell’ecosistema generale ed è quindi una proposta degna di nota.
Bene, anche tu, come Letizia, sembri “cotto a puntino” per apprezzare la proposta di Popper, di cui, credo, parleremo oggi.
Il modello proposto da Hempel poiché introduce una previsione e una verificazione del fenomeno che possono essere collegate tra loro da una legge nota è più affidabile rispetto a quello proposto da Schlick che invece ammette solamente proposizioni come metodi di verifica empirica.
Secondo me il modello di Hempel è sicuramente più attendibile di quello di Schlick ma è allo stesso tempo anche limitativo.
Limitativo… perché?
Per quanto riguarda il criterio di verificazione proposto da Schilck, a mio parere, non è pienamente adeguato per descrivere il parere scientifico in quanto, nonostante escluda giustamente affermazione come “Dio esiste” perché non verificabili, ammette come scientifiche esclusivamente proposizioni descrittive. Più attendibile risulta il modello di Hempel che introduce una previsione e una verificazione del fenomeno, collegabili tra loro da una legge nota. Tale approccio però presenta limiti poiché non è sempre chiaro il rapporto causa-effetto (esempio della bandiera) ed inoltre esclude quelle che sono alcune effettive spiegazioni scientifiche.
Corretto, anche se non molto originale. Forse c’è un lapsus. Parli di “parere scientifico”. In effetti sarebbe meglio parlare di “discorso scientifico” o “sapere scientifico”.
Il criterio di verificazione di Schlick non mi sembra efficace perché si contraddice da solo, infatti l’affermazione che “accusa” altre proposizioni di non avere senso, non ha senso a sua volta. Neanche se si restringe il campo alle proposizioni di valore scientifico, salvando così il criterio di verificazione, si risolve il problema poiché si incorre nella banalizzazione.
Il contributo di Hempel alla questione risolve il problema di banalizzazione, perché si passa dalla descrizione alla previsione, che richiede l’elaborazione di una teoria complessiva. Tuttavia anche questo metodo, seppur più preciso, non mi sembra sufficiente perché continua a presentare delle problematiche.
Un esempio è quello dell’irrilevanza, cioè possono essere considerate scientifiche teorie che associano cause a effetti in modo scorretto e superficiale. Gli eventi considerati causa effettivamente sembrano produrre il determinato effetto, empiricamente, ma non ne sono la vera causa. Ad esempio, è stata fatta una ricerca che correla il consumo di cioccolato in una nazione con i premi Nobel ottenuti da cittadini di tale nazione: pur verificando dai dati che nei paesi che consumano più cioccolato ci sono anche più premi Nobel, possiamo capire bene che il primo fatto non sia causa del secondo.
Ottima analisi. Hai colto i punti essenziali.