Ammettiamo che il linguaggio abbia numerose funzioni diverse rispetto a quella di descrivere o constatare stati di cose, come immaginano gli empiristi logici. Ciò permetterebbe di attribuire significato a proposizioni che esprimono sentimenti, valori ecc.
All’interno di questi molteplici “giochi linguistici” (come li chiama il “secondo” Wittgenstein), tutti dotati di senso (a differenza di quello che pensano gli empiristi logici, che riducono il senso delle proposizioni alla loro verificabilità empirica), si può allora, più serenamente, tentare di isolare il discorso scientifico, cercando di individuare, per così dire, le regole del gioco linguistico in cui esso si esprime.
La prima tentazione, in questa prospettiva, è quella di limitarsi a correggere il principio di verificazione di Schlick, sostenendo che “il significato di una proposizione, che pretende di avere valore scientifico, è il metodo della sua verificazione”.
Ciò ci permetterebbe di “salvare” lo stesso principio di verificazione (non avrebbe valore scientifico, ma significato filosofico) oltre che, come detto, le proposizioni di ordine sentimentale, teologico, etico (come “io ti amo”, “Dio esiste” ecc.).
Ma anche questa correzione non risolverebbe tutti i problemi. Infatti conserverebbero valore scientifico proposizioni come “il libro è sul tavolo”, “il mio amico beveva al bar” ecc., che nessuno si sognerebbe di inserire in un trattato di fisica, ma neppure di sociologia o psicologia (problema della banalizzazione).
A questo punto possiamo, allora, ricorrere al modello della legge di copertura di Hempel (con il quale il filosofo del Circolo di Berlino viene, in un certo senso, in soccorso ai colleghi neo-empiristi del Circolo di Vienna): Hempel risolve il problema chiarendo che per produrre un discorso scientifico non basta descrivere un fatto, ma occorre spiegarlo secondo leggi universali.
Per dare un significato scientifico al rapporto tra proposizioni universali e particolari Hempel elabora il suo modello di spiegazione/previsione scientifica: un fenomeno (explanandum) risulta spiegato/previsto quando è derivabile da un altro fenomeno noto (explanans) secondo una legge universale nota. Sotto questo profilo non è sufficiente che una proposizione corrisponda a uno stato di cose perché essa sia scientifica. Occorre che essa contribuisca a spiegarlo riconducendolo a una determinata teoria complessiva (per cui proposizioni come “tale barra di metallo è un ottimo conduttore elettrico” possono avere valore scientifico, mentre “il mio amico beve al bar” no).
Questo approccio, tuttavia, oltre a non risolvere il problema dell’origine delle proposizioni universali e della loro sottodeterminazione da parte delle osservazioni empiriche, presenta alcuni problemi (esempi della bandiera e di Gianni).
In sostanza appare difficile evitare di integrare il modello introducendo la nozione di “causa”, la quale, tuttavia, sembra avere natura “metafisica” ed eccedere i limiti dell’empirismo (entro cui Hempel vuole rimanere).