Dopo gli inizi pionieristici della seconda metà dell’Ottocento, di poco precedenti alla nascita della psicoanalisi freudiana, nel XX secolo si afferma la moderna psicologia, come scienza sperimentale. Qualche cenno al riguardo ci serve per introdurre la rivoluzione filosofica apportata nel Novecento dalla fenomenologia di Husserl e dall’ontologia ermeneutica di Heidegger.
Nell’Ottocento anche Comte, campione del positivismo, aveva escluso che la psicologia potesse assurgere a scienza a causa del suo procedimento basato sull’introspezione soggettiva (che servì ancora a Freud nell’analisi dei suoi sogni). Questo procedimento esclude ogni possibilità di verifica, di controllo e di confronto tra i dati acquisiti da “sperimentatori” diversi, rendendo impossibile la conferma delle teorie (e anche la loro falsificazione); limiti che erano e sono imputati alla stessa psicoanalisi.
Nel Novecento si sviluppano diverse correnti di psicologia sperimentale che tentano in vario modo di ovviare agli inconvenienti del procedimento introspettivo ottocentesco.
corrente di psicologia |
modello antropologico |
filosofia di fondo |
note esplicative |
behaviourism (o comportamentismo) |
animale (ratto, cane di Pavlov) |
positivismo (o empirismo) logico |
rifiutando metodologicamente di prendere in considerazione il punto di vista del soggetto esaminato (inverificabile), se ne studia il comportamento concepito come una risposta variamente articolata a stimoli variamente complessi (e soggetti a rinforzi opportuni per aumentare le prestazioni del soggetto) |
cognitivismo |
computer |
filosofia della mente (mind philosophy), fallibilismo |
non ci si limita come nel behaviourism a studiare gli output (risposte) sulla base degli input (stimoli), ma si formulano ipotesi (falsificabili empiricamente) sulla “parte immersa dell’iceberg” o sul black box della nostra mente (non direttamente osservabile), intesa come software che gira sull’hardware costituito dal cervello (studiato dalle neuroscienze): di qui le note ipotesi sulla memoria a lungo e a breve termine, sul valore della metacognizione, della attribuzioni di significato agli oggetti ecc. |
Gestalt(psychologie) |
la visione, p.e. di un quadrato: |
fenomenologia |
oggetto privilegiato di studio è la tendenza umana (verificabile sperimentalmente attraverso p.e. le illusioni ottiche) a riconoscere o costruire mentalmente forme (Gestalten) anche dove non ci sono, sulla base del principio paradossale che “l’intero è maggiore della somma delle parti” |
costruttivismo |
mezzi di comunicazione |
filosofia analitica, secondo Wittgenstein, Austin ecc. |
si interpreta il comportamento deviante come il risultato di errori di comunicazione (doppio legame, ingiunzione paradossale ecc.) tra parlanti; presupposto è che non ci sia un “mondo” che non sia “costruito” da noi attraverso i nostri giochi comunicazionali |
Accanto a queste correnti più “scientifiche” si sviluppa una psicologia “umanistica” (Rogers, Frankl) che, recuperando suggestioni filosofiche (dall’esistenzialismo, ma anche dal pragmatismo ecc.), non considera l’uomo riducibile a un modello di comportamento prevedibile, ma ne riconosce la creatività e la libertà di fondo. Limite di questo approccio, che tende a confondersi con uno genuinamente filosofico, è la difficoltà (come per la psicoanalisi) di controllare le sue ipotesi esplicative (cfr. Popper).
epistemologia, gnoseologia, psicologia, scienze umane
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