Lakatos, che rifiuta di accettare l’idea di Kuhn di una scelta sostanzialmente extrascientifica tra paradigmi, cerca di stabilire un criterio razionale per misurare il grado di progressività di una teoria o, come lui si esprime, di un programma di ricerca.
In ultima analisi Lakatos individua il grado di progressività di un programma di ricerca nella sua maggiore o minore capacità di prevedere fenomeni che esso stesso non aveva preso in considerazione nel suo costituirsi (contenuto empirico indipendente) – non necessariamente nuovi in assoluto, dunque, ma comunque estranei al suo percorso euristico (cfr. il caso della rotazione dell’orbita di Mercurio: la teoria della relatività sorprendentemente la spiega, ma essa non fu presa in considerazione quando la teoria venne elaborata).
Sotto questo profilo è possibile criticare anche la critica mossa da Popper all’approccio bayesiano.
Come sappiamo, Popper opponeva a questo approccio la considerazione del rapporto tra teoria e conoscenza di sfondo. Un controllo C può dirsi tanto più severo e la corrispondente teoria tanto più corroborata (non verificata), quanto più l’evidenza (e) che esso accerta è probabile alla luce della teoria h da corroborare e quanto meno essa è probabile alla luce della sola conoscenza di sfondo k (ossia di ciò che era già noto prima):
C = p(e|h & k) – p(e|k)
Questa soluzione, tuttavia, pone il seguente problema. Come si fa a distinguere tra la nuova teoria e la conoscenza di sfondo?
Risponde Lakatos: l’evidenza che corrobora la nuova teoria deve concernere fenomeni non deducibili dalla sola conoscenza di sfondo, ossia deve trattarsi di contenuto empirico indipendente o nuovo. Non deve neppure trattarsi di fenomeni già noti, per spiegare i quali è stata elaborata la nuova teoria (inventata per “far tornare i conti”), perché, in questo caso, si tratterebbe di ipotesi ad hoc, cioè della soluzione a buon mercato di rompicapi, per dirla con Kuhn, fatta a posta per salvare una vecchia teoria dall’inesorabile falsificazione. Deve trattarsi, quindi, di qualcosa che non è intervenuto nella costruzione della nuova teoria, ma che questa, inaspettatamente, riesce a spiegare.
Il limite della prospettiva di Lakatos, come quella di Popper, sta nella difficoltà di quantificare il numero delle evidenze empiriche indipendenti che permetterebbero di plaudere alla progressività di un determinato programma di ricerca rispetto a un altro.
Un altro limite sta nella difficoltà di controllare che quella che viene spacciata per evidenza empirica indipendente non abbia, invece, magari occultamente o implicitamente, fatto parte della costruzione originaria della teoria. Il rischio, in questo caso, sembra essere quello di scivolare da valutazioni logico-epistemologiche a valutazioni storico-psicologiche.
Cfr. il testo di Giorello (da raddrizzare a video) concernente l’approccio di Popper e quello di Lakatos (MSRP, cioè metodology of science research programms)