La psicoanalisi, inaugurata da Freud, in quanto “maestro del sospetto”, può essere descritta anche come attività sistematica di messa in luce dei presupposti, inconsci, di pensieri, affermazioni, comportamenti. Sotto questo profilo si tratta di una pratica, di origine medica, ma rilevante per la filosofia. I problemi a cui la psicoanalisi è chiamata a dare soluzione non sembrano infatti ammetterla se si rimane esclusivamente nella prospettiva della medicina.
In particolare sintomi nervosi come quelli isterici non corrispondono a cause (malattie) organiche (di cui sarebbero gli effetti), ma, simulando l’origine organica, possono essere interpretati come segni di un “discorso” (appello) inconscio di un soggetto.
Un esempio di tale chiave di lettura è offerto dal primo vero e proprio caso studiato da Freud, quello di Anna O. Anna soffriva di idrofobia, ossia di un rifiuto isterico dell’acqua, che non si riusciva a spiegare e di cui non si riusciva a venire a capo. Freud, insieme a Breuer con cui allora collaborava, le fece rivivere in ipnosi la seguente scena (che Anna, in stato di coscienza, non ricordava): bambina, a causa di una distrazione della tata, aveva bevuto da un bicchiere contenente bava di cane. Secondo Freud il sintomo idrofobico non sarebbe stato che l’espressione metaforica, traslata del rifiuto inconscio, da parte di Anna, dell’acqua contaminata di quel bicchiere. Si noti che Anna, in questa interpretazione, dovette in tempi successivi a) bere la bava del cane, b) sviluppare un senso di disgusto per la bava dei cani, c) rimuovere il ricordo, divenuto solo a questo punto intollerabile, dell’episodio, d) sviluppare, in sostituzione di esso, il sintomo “eloquente” dell’idrofobia.
N. B. La tecnica ipnotica, pur rivelando il ricordo rimosso, dunque l’esistenza di un inconscio, non riuscì a risolvere il problema di Anna. Si registrò, infatti, per qualche tempo la remissione del sintomo, che, tuttavia, a un certo punto ricomparve. Ciò suggerì a Freud di adottare la celebre tecnica psicoanalitica della libera associazione, così come altre strategie (p.e. la narrazione dei sogni effettuati dai pazienti), al fine di permettere un’emersione cosciente dei ricordi rimossi, la sola in grado di determinare la remissione dei sintomi nevrotici (interpretati da Freud come un forma di “ritorno del rimosso“), perché la sola in grado di renderli superflui.
In generale, se partiamo dall’ipotesi del determinismo psichico tutto ciò che diciamo e facciamo, che non possa essere giustificato sulla base di un’intenzione razionale cosciente, va spiegato come effetto di una determinazione inconscia. Tra tali effetti o formazioni dell’inconscio:
- i sintomi nevrotici (isterico od ossessivo);
- il sogno;
- il tic;
- l’atto mancato;
- il lapsus;
- il motto di spirito (a doppio senso);
Nel sogno il contenuto manifesto appare una rielaborazione, per via di condensazioni (metafore) e spostamenti (metonimie), di un contenuto latente, propriamente inconscio. Il sogno stesso appare ciò di cui termine stesso è metafora: l’appagamento (traslato, mascherato) di un desiderio rimosso. Nel linguaggio comune il “sogno” di qualcuno, infatti, è quello che desidera, mentre “sognare” qualcosa significa desiderarla.
Si deve quindi supporre un “inconscio” come “luogo” mentale di “contenuti” psichici (essenzialmente immagini associate a desideri o paure). Questa ipotesi appare confermata dai risultati dell’ipnosi, praticata da Breuer.
Se consideriamo propriamente inconsci i contenuti mnestici (mnemonici) che non possono essere resi coscienti da una rimemorazione (altrimenti li diciamo semplicemente preconsci), la domanda è: come si forma l’inconscio? L’esperienza clinica suggerisce che l’inconscio coincida col rimosso, ossia con l’oggetto di una rimozione dalla coscienza che si manifesta poi come resistenza alla rimemorazione (o censura nel sogno).
La rimozione interviene essenzialmente quando il soggetto deve scegliere tra desideri contraddittori.
Elaborata come precede quella che Freud stesso chiamerà la prima topica, che si limita a descrivere le diverse regioni della psiche, Freud sviluppa a poco a poco quella ricerca sulle cause e sulle energie in gioco nella psiche che, spiegando perché alcuni contenuti vengano rimossi ed altri no, darà origine alla seconda topica, di tipo dinamico, contraddistinta dalle fondamentali funzioni o istanze psichiche dell’Es, dell’Io e del Super-Io.
Freud, come Nietzsche, non avrebbe potuto sviluppare la sua teoria in campo psicologico se non fosse stato anticipato da Darwin.
Infatti l’ipotesi rivoluzionaria su cui Freud, come sappiamo, insiste all’inverosimile, è che tutti i nostri comportamenti abbiano sempre una causa, più o meno mascherata, di tipo sessuale. Ora tale ipotesi è chiaramente legata alla più generale ipotesi di matrice positivistico-darwinistica secondo la quale l’uomo altro non sarebbe che una specie vivente che, come tutte le altre, può persistere solo se gli individui di cui è costituita garantiscono a se stessi, nel modo più efficiente possibile, la riproduzione.
La ragione per la quale questa finalità sessuale del nostro agire non è sempre così evidente e l’energia sessuale stessa (libido) mantiene un’elevata duttilità (poliformismo), potendo essere orientata in moltissime direzioni diverse dalla pura riproduzione, riposa nel fatto, secondo Freud, che l’uomo, oltre che un essere naturale, è anche un essere sociale e la sua stessa riproduzione dipende in modo fondamentale dalla qualità e dall’efficienza dell’organizzazione sociale. Tale organizzazione costringe l’individuo a sacrificare la sua immediata gratificazione sessuale ad altre esigenze, come quella legate al lavoro, attraverso meccanismi di repressione e di sublimazione della libido.
L’ipotesi di Freud che tutti i desideri o sono sessuali o sono traslazione di desideri sessuali renderebbe conto dell’evidenza clinica. L’uomo sarebbe mosso da un’energia (libido) a scopo (indirettamente) sessuale, ma comunque tendente al piacere. Dal momento, però, che l’uomo è un animale sociale lo scopo della specie, la riproduzione, è condizionato dal contesto e subordinato agli obblighi sociali.
Nel bambino (perverso polimorfo) la libido, per quanto orientata sessualmente, è ancora libera (rispetto allo scopo riproduttivo per cui mancano ancora organi e funzioni), in modo da poter essere diretta (orientata, sublimata, repressa) ad assolvere funzioni vitali (nutrizione, escrezione) e sociali (obbedire, leggere, scrivere, produrre ecc.), tra loro strettamente connesse. Al termine dello sviluppo, se questo è “sano”, la libido assume anche, nella fase genitale, un orientamento riproduttivo.
Le tendenze sessuali dell’adulto (eterosessualità, omosessualità, sessuofobia, perversioni) sono dunque un prodotto culturale (educativo), non naturale.
Per l’educazione della libido il bambino deve risolvere il complesso di Edipo.Il maschio (come l’Edipo del mito) tende all’incesto con la madre, ma ne è interdetto dal divieto del padre (il rivale) che lo minaccia di castrazione. La castrazione renderebbe impossibile ogni appagamento di desiderio: minacciarla significa opporre a un desiderio particolare, quello rivolto alla madre, il desiderio di continuare a desiderare: ossia istituire un conflitto tra desideri, di cui quello interdetto viene rimosso e si soddisferà in forma traslata (col partner sessuale). Nella femmina la castrazione è vissuta come avvenuta: il suo desiderio è vietato prima verso la madre, quindi verso il padre: l’interdetto è quindi duplice. La risoluzione coincide sempre con la traslazione verso il partner di sesso opposto.
L’interpretazione dinamica della psiche nei termini della libido consente, dunque, a Freud, come detto, di mettere a punto, dopo la prima topica descrittiva (che distingue tra percezione-coscienza, preconscio, inconscio), la seconda topica della psiche. L’istanza psichica rappresentata dall’insieme contraddittorio dei desideri, funzione della specie nell’individuo, è l’Es (pronome neutro che segnala l’origine impersonale dei desideri), in massima parte inconscia. L’istanza psichica generata dalla minaccia di castrazione e dai successivi divieti sociali è il Super-io, porzione dello stesso Es che si specializza nella resistenza e nella rimozione, in gran parte inconscio. L’Io, in gran parte conscio, media razionalmente tra le due istanze in modo tanto più efficace quanto più è conscio di ciò che esse gli domandano.
Attraverso la funzione paterna (minaccia di castrazione) la “civiltà” istilla negli individui, al livello inconscio del Super-io, gli obblighi sociali fondamentali, sacrificando a queste esigenze l’appagamento dei desideri individuali e generando così forme di nevrosi collettiva e di traslazione sostituitiva e immaginaria (come la religione).
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