Possiamo ridurre a tre i postulati dell’hegelismo:
- la filosofia non può che presentarsi come sistema, perché non si può comprendere a fondo ogni determinato concetto (p.e. di ambito fisico, biologico, etico, politico ecc.) se non se ne sviscerano i presupposti, quindi i presupposti di questi presupposti e così via fino a ricostruire l’intero, il tutto (la visione globale), all’interno del quale il determinato concetto è pensato;
- la concatenazione logica dei concetti nei quali si articola il sistema ha carattere “dialettico“, nel senso che ogni concetto, esposto nel sistema, scaturisce dalle contraddizioni di concetti “antecedenti” e, a sua volta, nel pervenire all’autocontraddizione, genera i concetti “successivi” (il che è all’origine dell’impressione superficiale che la storia della filosofia sia una galleria di dottrine ciascuna delle quali confuta la precedente);
- lo Spirito (cioè in ultima analisi il vero “autore” del sistema) non può che rivelarsi nella Storia, perché a) la natura non è se non in quanto è concepita da “noi” (secondo la visione dell’idealismo, a cui aderisce Hegel, risalente all’abolizione fichtiana della “cosa in sé” fuori di noi), b) “noi”, in quanto esseri pensanti (non meri corpi biologici), non siamo altro che Spirito che viene a capo di Se stesso e, identicamente, della Natura (che è sempre pensata da Lui) per esperienza (la Storia è per lo Spirito del mondo lo stesso che l’autobiografia è per l’individuo, una narrazione che permette l’autocomprensione).
Come si manifesta lo Spirito attraverso la Storia? Non dimentichiamo che l’atto di nascita dell’idealismo consiste nell’abolizione della cosa in sé. Anche per Hegel, come per Fichte e Schelling, tutto è Spirito (o Mente, o Coscienza, o Soggetto, o Io ecc.), anche se non tutto appare immediatamente tale (può apparire “inanimato” o “inconscio”). Attraverso la Storia (come per Schelling attraverso i vari “livelli” della Natura) lo Spirito, attraverso le diverse epoche, prende coscienza di Sé. Poiché la Storia è fondamentalmente Storia dello Spirito, essa si esprime innanzitutto come “Storia della Filosofia” e, più in generale, della cultura (arte, letteratura).
N.B. La presentazione “storica” delle discipline umanistiche del moderno liceo italiano, tramite gli “hegeliani” Benedetto Croce e Giovanni Gentile (quest’ultimo autore della celebre riforma della scuola degli anni ’20 del Novecento), deriva indirettamente dalla concezione hegeliana.
Quando lo Spirito perviene alla compiuta comprensione di sé? Naturalmente, dopo vari “errori”, nell’idealismo in generale (si accorge di essere “tutto”) e, sopratutto, nella stessa filosofia di Hegel.
- E dopo Hegel?
- O non vi potrà più essere filosofia (in effetti, la filosofia dopo Hegel si “parcellizza” e “frammenta” in tanti autori e correnti che trattano, in genere, argomenti limitati e circoscritti: Hegel è l’ultimo grande filosofo sistematico e “globale” che tratta ogni piega dello “scibile”, come, prima di lui, fecero, soprattutto, Platone, Aristotele e Kant).
- Oppure la filosofia di ogni epoca rappresenta, come lo stesso Hegel si esprime, “il proprio tempo appreso nel pensiero”. In questa seconda ipotesi, noi, se vogliamo filosofare nel modo inteso da Hegel, dovremmo ripetere l’operazione di Hegel: ripensare a noi stessi a partire dalle nostre radici storiche, come se in noi lo Spirito universale approfondisse come non mai la comprensione di sé.