Gli anni Settanta si aprirono, invece, con la crisi petrolifera del 1973 (strettamente collegata alla guerra arabo-israeliana dello Yom-Kippur dello stesso anno, dal momento che i Paesi dell’Opec, esportatori di petrolio, in gran parte arabi, utilizzarono l’aumento del prezzo del greggio come arma politica contro l’Occidente, accusato di sostenere Israele), la quale non fece che far precipitare una situazione economica mondiale già debole rispetto al decennio precedente. Anche in questo decennio la guerra fredda proseguì senza esclusione di colpi (bassi) come dimostrò il colpo di Stato del generale Pinochet in Cile, sostenuto dagli U.S.A., che intendevano impedire il rischio dell’instaurarsi, per via democratica, di un governo “di sinistra” in America latina (quello del presidente socialista Salvador Allende): ciò indusse p.e. il “nostro” Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano, negli anni successivi, a proporre un “compromesso storico” con la Democrazia Cristiana per prevenire il rischio (in caso di vittoria delle sole sinistre) di un colpo di Stato militare anche in Italia.
N. B. La crisi economica mondiale fu favorita anche dal venir meno della convertibilità del dollaro con l’oro, fissata nel ’44 con gli accordi di Bretton Woods e abbandonata nel ’71 dal presidente americano Nixon (la Federal Reserve americana non era più in grado da tempo di garantire effettivamente questa convertibilità).
Effetto indiretto del ’68 fu la fase degli anni di piombo (con la conessa c.d. “strategia della tensione”), segnata dal terrorismo di destra e di sinistra. La mancanza di effettivi sbocchi politici per le ansie rivoluzionarie “sessantottine”, mancanza di sbocchi legata anche alla rigidità della contrapposizione Est-Ovest, portò alcune minoranza “arrabbiate” a identificare nella lotta armata la sola soluzione possibile. Con “strategia della tensione” si fa riferimento, invece, all’ipotesi che “pezzi dello Stato” abbiano ritenuto di “gettare benzina sul fuoco”, non ostacolando il terrorismo di sinistra (ad esempio nel caso del rapimento di Aldo Moro) e favorendo anche il terrorismo di destra, per giustificare un eventuale colpo di stato militare come unica soluzione possibile a fronte del crescente disordine civile. Anche per impedire tale eventualità venne praticata la politica del “compromesso storico” tra P.C.I. e D.C., nella forma della “solidarietà nazionale” contro il terrorismo.
Alla fine degli anni Settanta si assistette anche a una recrudescenza mafiosa e, dopo la crisi della “solidarietà nazionale”, alla nascita del c.d. “pentapartito”, riedizione del centrosinistra in chiave neoliberistica.
Difficile, in generale, comprendere la situazione italiana se non la collochiamo nel contesto del bipolarismo e della guerra fredda: una situazione politicamente bloccata, priva di possibili alternative, che oggettivamente favoriva, da un lato, l’emergere di radicalismi estremistici di destra e di sinistra (rispettivamente eversivi e sovversivi dell’ordine imposto dalla situazione “bloccata”), dall’altro lato, dato il mancato ricambio della classe dirigente, ai fenomeni della corruzione e della collusione con le mafie del sistema dei partiti dominanti (non a caso tanto il terrorismo, quanto il sistema dei partiti dominanti vennero meno con la fine della guerra fredda).
Sul terrorismo in Italia (i cosiddetti “anni di piombo”) cfr. questo documentario.