Il processo di rapida meccanizzazione dei sistemi di produzione noto come “rivoluzione industriale” costituisce un evento di importanza incalcolabile. Ne siamo tutti senz’altro figli ed eredi. Quanti di noi anche soltanto “esisterebbero” se l’industrializzazione del globo (iniziata in Europa e nel Nordamerica tra Sette e Ottocento) non avesse reso possibile la diffusione di prodotti di consumo a prezzi abbordabili da tutti, il miglioramento delle tecniche di produzione agricola, infine – indirettamente – anche il miglioramento delle tecnologie sanitarie? Eppure, anche se la chiamiamo “rivoluzione”, questo processo non solo non fu consapevolmente voluto e determinato da qualcuno (come nel caso delle altre vere e proprie rivoluzioni politiche coeve, quella francese e quella americana), ma non si sa esattamente bene neppure a che cosa esso fu dovuto: ancor oggi gli storici discutono sulle sue vere “cause”.
Certamente sui libri di storia leggiamo elenchi di condizioni favorevoli allo svolgimento di questo processo (il sistema giuridico ed economico britannico, con la norma che tutelava i brevetti, la libera circolazione interna di merci, persone, capitali e lavoro ecc., la vastità dei domini coloniali britannici che potevano fungere sia da fonte di materie prime per la nascente industria inglese, sia da mercati di collocazione dei prodotti finiti ecc.). Tuttavia, ci si può sempre domandare se, qualora la fortunata serie di invenzioni e innovazioni tecnologiche, a cui generalmente si associa la rivoluzione industriale, si fosse verificata altrove (nelle Fiandre, in Olanda, in Italia settentrionale), in Paesi non troppo diversi sotto il profilo culturale dall’Inghilterra di fine Settecento, l’industrializzazione non avrebbe potuto benissimo iniziare altrove.
Sulla prima rivoluzione industriale possiamo fruire di un documentario BBC (1 2 e 3 parte), quindi approfittare di questa scheda riassuntiva Rizzoli e la mia videolezione:
Sulla cosiddetta seconda rivoluzione industriale possiamo fruire di questa scheda video e quest’altra mia videolezione:
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