A questo punto dobbiamo chiederci, se il cristianesimo, a seguito del processo di ellenizzazione, spiritualizzazione e filosoficizzazione, sia stato, per così dire, completamente “riassorbito” dalla filosofia, sia diventato, cioè, un’altra filosofia del tutto simile ad altre filosofie pagane (come lo stoicismo e il platonismo, a cui viene spesso assimilato, anche per le numerose parole che i teologi cristiani traggono da queste filosofie, come “essenza”, “unità”, “processione”, “generazione”, “Verbo o Lògos” ecc.) oppure no.
Si può forse dire che nella versione della gnosi o gnosticismo, dottrina (diffusasi nel II sec., ma forse anche precedente) successivamente giudicata eretica, il cristianesimo sia facilmente assimilabile a una filosofia, in particolare al (tardo) platonismo che, come abbiamo visto (ma la cosa vale, sotto certi aspetti, per tutte le scuole di filosofia antica), non è solo una dottrina, ma uno stile di vita e una via di salvezza.
La “gnosi”, come dice la parola stessa, crede infatti che ci si salvi (si consegua la felicità o beatitudine in Dio) per mezzo della sola conoscenza, esattamente come accade nel pitagorismo, in Socrate, nel platonismo e, in generale, per i filosofi greci (per cui agisce bene e consegue la felicità chi semplicemente sa che cosa sia il bene) e in modo analogo a quanto si crede in alcune importanti tradizioni hindu come quelle che celebrano lo jnana-yoga (yoga della conoscenza, jnana = gnosi).
Soltanto: la conoscenza suprema sarebbe stata rivelata segretamente da Gesù a una ristretta cerchia di discepoli (sarebbe dunque una conoscenza “esoterica”, per pochi iniziati) e sarebbe poi stata trasmessa agli “gnostici”.
Di che cosa si tratta? Nonostante diverse versioni della dottrina, talora molto complicate, in sostanza gli gnostici credono (come i neoplatonici) di essere “figli di Dio”, del Principio di ogni cosa, imprigionati nella carne o materia (ad opera di Satana, di uno o più “arconti” crudeli – sorta di angeli – o di un dio malvagio, il demiurgo platonico, identificato col Dio dell’Antico Testamento), dalla quale Cristo ci salverebbe semplicemente rivelandoci la nostra divina natura (che poi è anche la Sua) e riconducendoci al vero Padre (il Principio di ogni cosa).
Cristo, inoltre, in quanto Dio, non può avere avuto un “vero” corpo, non può essere stato davvero crocifisso, la sua morte sarebbe pura apparenza (docetismo); oppure, secondo un’altra versione, occorre distinguere tra Gesù di Nazareth, puro uomo, morto in croce e “Cristo”, il Dio in lui, che l’avrebbe abbandonato prima della crocifissione (come si legge p.e. nel Vangelo apocrifo di Pietro).
Gli gnostici considerano se stessi pneumatici (da pneuma = spirito) o spirituali, in quanto disporrebbero della conoscenza, mentre gli altri cristiani, costretti a nutrirsi di semplice fede, bisognosi di attingere ai sacramenti della Chiesa ecc. , sono chiamati psichici (da psyché = anima) o animici (in sostanza si tratta dei “normali” cattolici), mentre i peccatori e i pagani, dediti alla ricerca del piacere del corpo, sono chiamati ilici o materiali (da hyle = materia). I secondi (gli psichici) si crederebbero bisognosi del sacrificio redentore di Cristo per salvarsi a causa della loro ignoranza (essendo sufficiente la sola conoscenza).
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