Tommaso e altri sostenitori della conciliazione tra fede e ragione fondano tipicamente la credenza nell’esistenza di Dio su prove razionali, attinte, nel caso di Tommaso, soprattutto da Aristotele.
Si tratta delle celebri cinque vie:
- ex motu
- ex causa
- ex possibili et necessario
- ex gradu
- ex fine
Si noti che, mentre la prova “ex fine” appare caratteristicamente aristotelica (nella c.d. Metafisica e anche nei libri di Fisica Dio è evocato come “motore immobile”, l’erômenon, l’amato, qualcosa che agisce sull’universo attraendolo a Sé come al proprio fine), così come la prova ex motu (Dio qui è causa prima motrice: in sua assenza, per assurdo, non avendosi causa prima, non si avrebbero neppure cause seconde, terze etc., non si avrebbero cause motrici affatto), la prova ex causa sembra supporre la creatio ex nihilo, sconosciuta alla concezione greca, o comunque un’azione di Dio come causa non solo finale, ma anche efficiente, secondo la prospettiva aperta dal Timeo di Platone, alla cui ispirazione può essere riferita anche la prova ex gradu (mentre la prova ex possibili et necessario presuppone la distinzione caratteristicamente medioevale tra essenza ed esistenza, mediata dal pensiero arabo e sconosciuta ai Greci).
Tali argomenti sono dispiegati da Tommaso in opposizione a un’altra classica prova razionale, adottata originariamente da Anselmo d’Aosta, ma poi ripresa in altra forma da Cartesio, Leibniz e Hegel: la c.d. prova ontologica, esposta da Anselmo nel Proslogion (1077-78).