La “scoperta” dell’America e dintorni

Mappamondo di Toscanelli

Come è noto, il 1492 viene convenzionalmente  assunta come la data del passaggio dal Medioevo all’età moderna. Il 18 ottobre di quell’anno Cristoforo Colombo mise per la prima volta piede in un’isola del continente americano.

L’impresa di Colombo si spiega nel quadro dello sviluppo, risalente ai primi decenni del Quattrocento, delle esplorazioni geografiche, seguite per lo più dalla delineazione di nuove rotte commerciali e, successivamente, spesso, dall’occupazione politico-militare di nuove terre.

Una prima questione riguarda il rapporto tra tali esplorazioni e il coevo umanesimo italiano. Da un lato l’apertura di nuovi orizzonti “mentali” (cfr. le concezioni rivoluzionarie di Cusano), favorita dalla riscoperta degli antichi autori pagani (tra cui anche geografi e astronomi come Tolomeo), favorì queste esplorazioni; dall’altro lato le scoperte via via effettuate (per esempio il fatto che le terre equatoriali africane fossero popolate, a differenza di quanto sostenuto da Aristotele) mettevano in discussione credenze tradizionali, diffuse nel Medioevo, sollecitando nuove ricerche sia “empiriche” (dunque nuove esplorazioni “sul campo”), sia “teoriche” (dunque nuove investigazioni nelle polverose biblioteche dei monasteri europei da parte di dotti umanisti).

È anche vero che le esplorazioni e la successiva espansione commerciale e politica videro protagoniste le potenze emergenti, prima del Portogallo, poi della Spagna, dunque regni periferici rispetto al cuore del rinascimento europeo (che toccava soprattutto l’Italia, in parte la Germania meridionale, l’Olanda di Erasmo, la Grecia dei dotti bizantini ecc.); anzi, la scoperta dell’America e la penetrazione portoghese in Asia, “scavalcando” le vie tradizionali frequentate dai mercanti veneziani e arabi, furono col tempo cause del declino economico e culturale dell’Italia che, nel frattempo, veniva assoggettata proprio dalla Spagna: sotto questo profilo la scoperta dell’America prelude alla crisi del Rinascimento.

Dobbiamo poi distinguere l’atteggiamento dei Portoghesi e quello degli Spagnoli.

I Portoghesi iniziarono le esplorazioni e le prime conquiste (lungo la costa dell’Africa nordoccidentale), nella prima metà del Quattrocento, per ragioni essenzialmente economiche (con i re della dinastia di Aviz a cui apparteneva anche celebre principe Enrico il Navigatore), essendo interessati alla coltivazione del cotone e al commercio dell’oro e, infine, degli schiavi. In un secondo tempo, tuttavia, grazie anche a un fiorire di studi scientifici ispirati dalle scoperte dei testi degli antichi geografi e cosmografi (come Tolomeo), si resero conto della possibilità di raggiungere l’India e la Cina via mare, mentre i mercanti veneziani, genovesi e arabi incontravano difficoltà crescenti nei commerci con queste terre a causa della presenza in Medioriente di Turchi (nelle cui mani nel 1453 era caduta Costantinopoli). La “via delle spezie” (il principale prodotto oggetto di importazione dall’Oriente, sulla cui importanza possiamo qui ascoltare Alessandro Barbero) fu aperta, tuttavia, solo dopo che Bartolomeo Diaz (nel 1487) doppiò il Capo di Buona Speranza (la punta meridionale dell’Africa) e che Vasco de Gama (nel 1497) raggiunse finalmente Calicut in India. La presenza portoghese in Asia si contraddistinse da allora sempre più anche come una presenza militare (per contrastare con la forza l’attività commerciale dei concorrenti arabi e indiani) che comportava il controllo anche di alcune piazzeforti nei diversi territori d’interesse (come Goa in India e Macao in Cina), senza tuttavia alcuna penetrazione all’interno di questi territori (salvo nel caso dell’Indonesia).

Gli Spagnoli, invece, rimasero più a lungo interessati a combattere i “mori” (i “mozarabi” di al-Andalus) ancora presenti nella parte meridionale della penisola iberica, proseguendo la secolare tradizione della reconquista. L’ultimo regno musulmano, quello di Granada, cadde proprio nel 1492 per l’iniziativa congiunta dei due sovrani di Castiglia e Aragona, Isabella e Ferdinando (sposi da qualche anno). Sentendosi ampiamente superati nelle esplorazioni oceaniche dai rivali Portoghesi, i due sovrani spagnoli videro nella proposta di Colombo un’occasione propizia per “scavalcare” a propria volta i lusitani, raggiungendo le Indie da occidente.

Il progetto di Colombo, quello di raggiungere le Indie da occidente, fu ispirato probabilmente, direttamente o indirettamente, dal geografo Toscanelli che riteneva, a torto, che la misura della circonferenza terrestre fosse di molto inferiore al suo effettivo valore (40.000 chilometri), interpretando in modo poco corretto i dati forniti da Tolomeo (il quale, invece, sulla base degli studi approfonditi di Eratostene e di altri scienziati alessandrini erano andato molto vicino al valore reale). Questo progetto fu quindi respinto dai dotti studiosi portoghesi mentre venne accolto dai reali di Spagna, meno colti e influenzati anche dai continui riferimenti biblici di cui Colombo (autodidatta) “infarcì” la sua esposizione.

Il viaggio effettivo, considerando la partenza non da Palos, ma dalle Canarie, durò poco più di un mese (dal 6 settembre al 12 ottobre 1492). Come è noto, Colombo pensò sempre di essere arrivato in Estremo Oriente e non in un nuovo continente. Il fatto che non vi fosse traccia né della fiorente civiltà indiana né dell’impero cinese descritto da Marco Polo poteva essere imputato al fatto di essere sbarcato in una regione insulare periferica dell’Asia, corrispondente all’attuale Giappone (il Cipango di Marco Polo). Si trattava, dunque, di attraversare il mare dietro a Cuba e alle isole Bahamas per approdare al continente vero e proprio, dove si sarebbero trovare le ricchezze che Colombo (nel frattempo nominato governatore dei nuovi territori) aveva promesso ai sovrani spagnoli. Il fallimento di questi tentativi e la scarsità dei beni riportati in Spagna fecero presto cadere Colombo in disgrazia (morì quasi dimenticato nel 1506).

Ecco una scheda geografica sui quattro viaggi di Colombo e un’altra sulle scoperte geografiche in generale.

Nel frattempo altri esploratori seguirono: il portoghese Padro Alvares Cabral che nel 1500, diretto in Asia, per errore finì sulle coste dell’attuale Brasile, territorio che, in base al trattato di Tordesillas del 1494 (che assegnava i territori ad ovest di una linea immaginaria alla Spagna e quelli a est al Portogallo), spettava al Portogallo; Amerigo Vespucci che nel 1503 si rese conto che Colombo aveva scoperto un nuovo continente a cui il suo corrispondente, il cartografo Waldseemüller, diede di lì a poco (nel 1507) in suo onore il nome di America (ecco la celebre carta geografica di Waldseemüller in cui appare per la prima volta la parola “America”); Giovanni e Sebastiano Caboto che esplorarono per la corona inglese i territori del nordamerica, da Verrazzano che fece lo stesso per la corona francese.

Si può fruire, in conclusione, di questa puntata della Cronache del Rinascimento dedicata soprattutto a Colombo e anche a questa puntata di Passato e presente su una celebra lettera di Colombo.