Le definizioni (come “l’uomo è un animale razionale”) esprimono rapporti tra specie (nel caso particolare: tra la specie “uomo” e la specie “animale”) ed esprimono l’essenza delle cose.
Nel caso citato in parentesi l’essenza dell’uomo si ricava a partire da quella del “genere prossimo”, l’animale, ossia a partire dall’essenza immediatamente sovraordinata (o circoscritta) alla specie in questione.
Dire che l’uomo è animale è un semplice giudizio che non mi consente di distinguere l’uomo p.e. da un cane. Invece se e solo se la razionalità è la qualità che lo fa differire da ogni altro animale (una proprietà dell’essenza “uomo”), allora questa differenza (specifica, cioè generatrice di specie, come si dice “scientifico” ciò che genera “scienza” ecc.) è quello che ci vuole per completare la definizione di uomo: l’uomo (specie) è un animale (genere prossimo) razionale (differenza specifica); così un triangolo (specie) è un poligono regolare (genere prossimo) avente tre lati (differenza specifica).
Naturalmente si dà definizione solo di specie e non di individui. Come sappiamo, infatti, chiarito che il “genere”, in Aristotele, è semplicemente il nome della specie che immediatamente ne include un’altra, non tutte le specie possono essere genere di altre, perché vi sono quelle che hanno sotto di sé solo individui: questi, detti anche “essenze” o “sostanze” prime, p.e. “Socrate”, non possono essere fatti oggetto di scienza, ma, come sappiamo, sono sempre solo soggetto di predicati (i quali soltanto, come proprietà o accidenti del soggetto a cui ineriscono, possono essere oggetto di scienza) .