Attualità della dottrina eleatica

minkowski

La negazione del movimento, cioè, in ultima analisi, del tempo, considerato un fenomeno soggettivo e illusorio, può essere meno assurda di quello che sembra.

Prendendo sul serio il punto di vista della relatività di Einstein, ad esempio, noi potremmo supporre che quello che ci appare “tempo” sia una quarta dimensione di un continuum spaziotemporale, in cui tutto, p.e. agli occhi di Dio, è simultaneo.

Anche senza arrivare ad Einstein, consideriamo che per “governare” tempo, movimento, accelerazione ecc., in campo fisico, dobbiamo rappresentare il tempo come un asse cartesiano, dunque spazializzarlo (come invita a riconoscere un filosofo del Novecento, Henri Bergson). Dunque, in un certo senso, dobbiamo “bloccarlo” e ragionarci sopra come se il “divenire” fosse illusorio, riducibile a un che di simultaneo (altrimenti, come suggeriva anche Platone, mentre descriviamo i fenomeni essi potrebbero cambiare aspetto e sfuggirci).

La negazione della molteplicità (sicché tutto è uno) nasconde il principio, risalente ai presocratici ma ancora vivo, secondo cui “nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma” (nell’enunciazione del chimico francese Lavoisier, del XVIII sec.).

Fino all’Ottocento, per esempio, si riteneva che nell’universo rimanesse costante la “massa” complessiva, qualunque “forma” superficialmente i fenomeni assumessero. Oggi si ritiene, per certi aspetti, che costante sia l’“energia”. Essa si trasforma in mille forme, tra cui anche la stessa massa, ma la sua quantità complessiva è costante (come l’essere, paragonato a “massa di rotonda sfera”, di cui ci parla Parmenide nel suo poema).

Infine, l’“essere” di cui parlano Parmenide e i suoi seguaci, oltre che all’origine di fondamentali principi scientifici (come quelli relativi alla conservazione della massa e dell’energia), è anche all’origine del modo in cui la teologia (scienza di Dio) sviluppata già durante il paganesimo, quindi dalle religioni ebraica, cristiana e musulmana, concepiscono Dio (come “Colui che è” – quale Dio si presenta a Mosé nel roveto ardente, in Esodo, 3, 14  – in modo eterno e immutabile, uno e assoluto).

di Giorgio Giacometti