- E cominci, come i tradizionali manuali di storia della filosofia, dai cosiddetti pre-socratici?
No. Inizio da Platone e dal suo personaggio preferito, il suo maestro Socrate.
- E perché mai?
Perché i Dialoghi di Platone sono la prima opera scritta, completa, di filosofia che ci sia giunta (e una “storia” che si rispetti comincia sempre dalla “scrittura”). Inoltre, la figura del Socrate platonico costituisce il paradigma del filosofo di ogni tempo.
I “filosofi” precedenti, a cui hai fatto riferimento, non a caso chiamati pre-socratici, neppure dicevano e sapevano di essere tali. Vi si faceva riferimento, prima di Aristotele, principalmente come a “sapienti” (sophòi), piuttosto che come a filo-sofi (cfr. quanto precisa Giorgio Colli in La sapienza greca, vol. I, p.9).
Fa eccezione forse il solo Pitagora, che, nella testimonianza di Cicerone (cfr. Tusculanae disputationes, 5, 3, 8-9) e di altri, pare che fosse il primo a chiamare se stesso filo-sofo, ma senza distinguere precisamente tale nozione da quella di saggio (sophòs).
N.B. Che si debba, in certo modo, “iniziare” da Platone (e Aristotele), in quanto è soprattutto per opera di costoro (sorta di “filtro ermeneutico”) che possiamo attingere a chi li ha preceduti e conferire senso ad altrimenti oscuri aforismi, è tesi ficcante del libro di Hans Georg Gadamer, L’inizio della filosofia occidentale (1993), ribadita con argomenti strettamente filologici da Livio Rossetti in questo libro del 2015, intitolato eloquentemente La filosofia non nasce con Talete e nemmeno con Socrate.