Abbiamo visto che Parmenide, fondandosi su un’interpretazione originariamente severa del principio di non contraddizione, aveva insegnato che ciò che è poteva venire concepito solo come uno e come immutabile. Sappiamo che da questa teoria originaria, in un certo senso, deriva la concezione moderna dell’eternità della materia e dell’energia, nonché il principio, comune ad altri filosofi delle origini, enunciato nel Settecento dal chimico Lavoisier con la formulazione: “nulla si crea, nulla si distrugge (ma tutto si trasforma, cfr. Eraclito)”. In latino lo stesso principio suona: ex nihilo nihil (dal niente non nasce niente). Anche la concezione che le grandi religioni monoteistiche hanno di Dio conserva l’idea parmenidea che vi sia qualcosa di eterno, uno e immutabile, rispetto a cui il “mondo” sarebbe, in qualche modo, meno reale.
Anche Platone riconosce che si possa avere scienza solo di qualcosa di eterno e immutabile (cfr. Cratilo), ma dimostra, contro Parmenide, che ciò che è deve essere concepito come molteplice (cfr. Sofista): bisogna, infatti, ammettere, oltre all’essere anche il non essere (di cui, del resto, lo stesso Parmenide non poteva fare a meno di parlare, anche solo per negarlo) come “essere altro”. In questo modo la filosofia antica perviene ad articolare l’unico essere eterno in una pluralità di “idee” o “stabili essenze”, che, in Platone, si distinguono principalmente in idee matematiche (di cui è possibile una raffigurazione spaziale) e idee “filosofiche”, come “bene”, “bello”, “vero”, “giusto” ecc. (le qualità dei fenomeni che dobbiamo presupporre come eterne, prive di corpo, prima di riconoscerle in questo o quel corpo o evento).
Aristotele, sviluppando questi illustri precedenti, elabora la prima classica “mappa” dell’essere che ci consente di averne scienza senza cadere in contraddizioni apparenti, come quelle di cui potremmo venire accusati, da un lato dai sofisti, dall’altro dai seguaci di Parmenide.
Ad esempio: devo poter dire che un gatto è un animale, mentre sarebbe contraddittorio che dicessi che un gatto è un cane. Come mai? “gatto”, “animale”, “cane” sono “idee” o essenze diverse, ma solo associando due di queste idee (“gatto” e “cane”) mi contraddico, mentre associandone altre due (“gatto” e “animale”) no.
Oppure: “il pennarello è arancione” non comporta contraddizione, ma “il pennarello è un gatto” sì. Come mai?
Per chiarire queste cose Aristotele di premura di distinguere diversi modi o significati dell’essere, ovvero:
- come atto e come potenza
- come genere e come specie
- come essenza e come un’altra categoria (qualità, quantità ecc.)
- come proprietà e come accidente
Se si seguono determinate regole, sapendo a quali modi di essere ci si riferisce, si possono evitare le contraddizioni.
Quali regole? Aristotele per chiarire come ragioniamo, a partire dalle idee, partendo dal semplice per dirigersi verso il complesso, nelle opere contenute nel cosiddetto Organon, parte dal modo in cui associamo le idee
- nei giudizi (p.e. “gli uomini sono mortali”) e
- nelle definizioni (p.e. “l’uomo è un animale razionale”),
- per poi analizzare come associamo tra loro i giudizi nei ragionamenti o, in greco, sillogismi (p.e.: “gli uomini sono mortali”, “i Greci sono uomini”, quindi “i Greci sono mortali”).
Così Aristotele fonda quella che in epoca ellenistica sarebbe stata chiama la scienza della logica (da lògos, che come sappiamo, significa, tra l’altro, parola, discorso, ragione e linguaggio).
Prima di procedere bisogna considerare che, mentre noi tendiamo a considerare la logica soltanto una scienza del modo in cui ragioniamo e parliamo, per i Greci e per Aristotele si parte dal presupposto che noi ragioniamo e parliamo in modo vero se e solo se il nostro discorso è simile alla “realtà”, cioè all’essere. Perciò la logica presuppone l’onto-logia, la scienza dell’essere, che, come si è detto, si è sviluppata a partire dal Parmenide sulla base del principio di non contraddizione e che Aristotele chiama sophìa (sapienza) o filosofia prima, ma che noi generalmente chiamiamo appunto ontologia (scienza dell’essere) o meta-fisica (scienza che è oltre la fisica, nel senso che studia i principi sui quali la fisica, o scienza della natura [physis], si fonda).
Gli “oggetti” della logica, quindi, vengono introdotti solo in quanto corrispondono a “oggetti” reali (“essenti”).