Posso dire che ogni cane è un animale, ma non che ogni animale è un cane. Come mai? Se “cane” e “animale” sono la stessa cosa dovrei poter predicare l’uno dell’altro reciprocamente. Ma così non è. È come se l’insieme “cane” fosse contenuto nell’insieme “animale”, ma non viceversa.
In termini aristotelici, ciò dipende dal fatto che se dico che il cane è un animale, attribuisco a una specie un determinato genere.
Nell’ambito dell’essenza, dunque, dobbiamo distinguere questi due modi di essere: specie e genere.
Consideriamo che per Aristotele ciascuna essenza è genere di quelle in cui si può articolare ed è specie rispetto a quella in cui è contenuta. Per esempio l’animale è genere rispetto all’uomo, ma è specie rispetto al vivente.
Dunque, a differenza che nella classificazione biologica moderna, chiamata sistematica e contraddistinta da una precisa tassonomia (classificazione che pure deriva da Aristotele e che conosce altri “livelli”, come la famiglia, la classe, il phylum ecc.), “specie” e “genere” sono nozioni relative (la stessa essenza può essere specie di un’altra e genere di un’altra ancora).