Quando certe categorie (come quella della qualità, ma non solo) esprimono a loro volta parte dell’essenza di qualcosa, ne indicano una proprietà, ossia qualcosa senza la quale l’essenza sarebbe distrutta. In questo caso non si tratta di qualcosa di accidentale rispetto all’essenza, ma di essenziale.
Un triangolo, ad esempio, è un poligono che ha la proprietà di avere tre lati. Trattandosi di qualcosa di necessario per conservare la sua essenza (se non avesse tre lati non sarebbe un triangolo) la proprietà è una qualità inclusa nell’essenza stessa, a differenza, ad esempio, dell’essere azzurro (attributo accidentale). Un triangolo può essere o non essere disegnato su un foglio (categoria del luogo, come accidente), ma deve essere collocato in uno spazio bidimensionale (categoria del luogo, come parte dell’essenza).
Oppure: la mortalità o la razionalità sono qualità dell’uomo, tali che, se la abolisco, distruggo l’uomo (un uomo non razionale o non mortale non sarebbe un uomo, ma rispettivamente un altro animale o un dio). Dunque sono parte dell’essenza, sono essenziali.
Ma anche il respirare (categoria dell’azione) è essenziale per un uomo, mentre non lo è il camminare.
Se consideriamo, ad esempio, l’amore, possiamo considerare accidentale il fatto che chi ama faccia o meno un determinato regalo a colui o colei che egli ama, ma consideriamo essenziale, probabilmente, che non lo tradisca.
N.B. Per gli “enti” naturali, a differenza che per le figure geometriche, Aristotele considera essenziale non solo l’attributo (categoria) che appartiene loro sempre o necessariamente, ma anche quello che appartiene loro “per lo più” o, appunto, che è “naturale”. Ad esempio, è essenziale (= naturale) per un uomo avere due gambe o due occhi, ma questo non esclude “accidentali” eccezioni.