Forse ciò che sembra essere… semplicemente appare,
mentre ciò che sembra apparire… veramente è.
- Mi sembra un gioco di parole… A che cosa ti riferisci?
Generalmente, quando ci si chiede che cosa intenda Heidegger (in Essere e tempo e altrove) con l’espressione “esserci” [Da-sein], si immagina che si tratti di un quasi-sinonimo di “coscienza” (il che è accettabile, ma solo in una determinata accezione di “co-scienza”), “individuo”, “essere umano” (il che è meno accettabile). Lo stesso Heidegger, a volte, sembra suggerire questa interpretazione, sebbene egli si sforzi di argomentare variamente il senso della scelta dell’espressione “esserci”.
Tuttavia, a ben vedere, l’esser-ci non è altro che la forma che l’essere, in generale, assume quando è percepito e concepito, ossia nel solo modo in cui esso è dato. “Ciò che è” è sempre qualcosa di determinato che appare ora, in un determinato modo e in un determinato luogo (“ci”, qui). Il “ci” di “esser-ci” è, dunque, il modo in cui l’essere si manifesta. In una parola: sempre in prospettiva.
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Ho sognato che non siamo in nessun posto.
Il nostro corpo occupa uno spazio. Grazie al cervello e ad altri organi percepiamo lo spazio che circonda il nostro corpo e il nostro corpo stesso. Ma “noi”, coloro che percepiscono tutto questo, siamo anywhere, ovunque e in nessun luogo. Si potrebbe credere che siamo “dentro” il corpo, ma, non essendo noi stessi corpo, ma avendo piuttosto un corpo, non siamo nello spazio, né dentro, né fuori.
Quando sogniamo, non percepiamo più ciò che circonda il nostro corpo. Percepiamo, perciò, qualcosa di “interno”? Il movimento dei “neuroni”? No, davvero. Percepiamo qualcosa che, come noi, non si trova in alcun luogo. Dunque si trova ovunque, e non dentro. Sognare è essere altrove. Ovunque.