Inversione tra essere e apparire

0goccia bluForse ciò che sembra essere… semplicemente appare,
mentre ciò che sembra apparire… veramente è.

  • Mi sembra un gioco di parole… A che cosa ti riferisci?

Comunemente siamo portati a pensare che dietro la superficie dei fenomeni (dietro ciò che appare), per esempio dietro un lampo, si nasconda ciò che è, per esempio una differenza di potenziale elettrico.

  • E invece?

Invece in certo senso è vero il contrario. Il “lampo” è qualcosa che è esattamente come appare, nel “quadro” (in senso prospettico) in cui le cose “si dànno” (alla coscienza), ossia nel solo modo in cui le cose “ex-sistono“, vengono alla luce qui e ora.

La spiegazione che si appella alla “differenza di potenziale elettrico”, viceversa, non è che un modo in cui possiamo interpretare ciò a cui assistiamo, proprio come lo era, in altri tempi, la spiegazione che attribuiva l’evento all’ira di Zeus. Ci “sembra”, oggi, che questa sia la spiegazione. In greco si direbbe che “dokèi“, appare che sia così, ma nel senso che tale è l’opinione (dòxa) corrente riguardo all’evento.

Si tratta, come nel caso dello spazio cartesiano, di un modello, di un’interpretazione.

In questo preciso senso possiamo intendere la celebre immagine che riassume il vivarta vada (Vedanta) di Sri Shankaracarya: ciò che “appare” (viene interpretato/inteso come) un serpente è in verità una corda.

L’Unico veramente reale è diversificato dall’illusione [maya]; analogamente la luna, che è unica, sembra multipla a colui il cui organo della vista è difettoso, la corda appare come un serpente o un filo d’acqua.
[Çankara, Mandukya Karika bhashya, 3, 19]

Si tratta dello stesso identico “fenomeno”, interpretato diversamente, non di qualcosa che si nasconda “dietro” il fenomeno; o meglio, si tratta di qualcosa che si nasconde nell’evidenza stessa (nella luce) del fenomeno (come la lettera rubata di Poe/Lacan, cfr. pp. 6-38 degli Scritti di Lacan).

Sotto questo profilo, si può essere certi che “non vi è nulla di nascosto che non sarà rivelato” (Lc, 12, 2, cfr. anche Mc, 4, 11 e il Vangelo di Tommaso, 30, 1-2: “Colui che beve dalla mia bocca, diventerà come me; io stesso diverrò come lui e gli saranno rivelate le cose nascoste“), semplicemente perché è già tutto esattamente sotto i nostri occhi (come direbbe anche il secondo Wittgenstein, riferendosi, però, al solo linguaggio), si tratta solo di riconoscerlo.

P.S. Quando Gesù, nel Vangelo di Tommaso, dice “Colui che beve dalla mia bocca, diventerà come me”, sembra alludere a un “travaso”, metaforico se si tratta della “parola” di Gesù, dalla bocca di Gesù alle orecchie di un uditore. Ma, se ho ragione di credere che tutto è Uno e “io sono Dio” ecc., allora il significato esoterico della frase (in ultima analisi si tratta di un Vangelo gnostico) potrebbe essere un altro: possiamo bere dalla bocca di Gesù ciò che lo stesso Gesù beve semplicemente essendo Gesù, diventando appunto, in tal modo, Lui stesso, riconoscendoci come tutt’uno, misticamente, con Lui.

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di Giorgio Giacometti