- Ma chi saremmo, dunque, noi?
Partiamo dall’ipotesi che tutto sia uno. Questo “Uno”, tuttavia, potrebbe moltiplicarsi riflettendosi sullo “specchio” di quella che nella tradizione platonica si chiama “materia”.
In termini più moderni potremmo considerare questa riflessione piuttosto come una figura di interferenza prodotta dallo stesso Uno, nell’atto di attraversare innumerevoli fenditure o buchi.
Come nel celebre esperimento della doppia fenditura, nel quale un singolo fotone “si sdoppia” (va in sovrapposizione di stati quantistici in quanto segue simultaneamente due traiettorie distinte, guidato da un’onda pilota) e finisce per “interferire” con se stesso, così l’Uno, attraversata la “materia”, potrebbe generare il mondo come figura d’interferenza di Sé con Se stesso.
Noi, in questa ipotesi, saremmo i centri di propagazione delle onde interferenti, identici all’Uno che ciascuno di noi è, ma spazialmente e temporalmente distinti gli uni dagli altri.
L’amore che ci unisce, ricordo dell’unità che ci affratella, sarebbe rilevato, di quando in quando, dalla risonanza morfica con cui entriamo in vibrazione reciproca per il fatto di essere radicalmente simili, gli uni agli altri in spazi diversi così come noi siamo simili a noi stessi in tempi diversi.
- In che senso saremmo simili agli altri e a noi stessi?
Immagina, per un attimo, che spazio e tempo siano illusione. Non serve essere mistici hindu, basta seguire la teoria della conoscenza dell’illuminista Immanuel Kant (per il quale spazio e tempo sarebbero semplicemente modi nei quali percepiamo e conosciamo, non “cose in sé”). Che ne è di te? Sei quello che eri e sei quello che sarai. La distanza temporale tra i diversi momenti di cui hai coscienza è cancellata. Ma c’è di più. Sei anche quello che sono io e sei quello che sono tutti gli altri. La distanza spaziale tra una “coscienza” e l’altra è cancellata. Siamo tutti la stessa “anima mundi”, lo stesso Uno molteplicemente diffratto. Nei termini di Spinoza: siamo modi della stessa sostanza.
- Ma io, adesso, non sono affatto cosciente di quello che tu pensi e che tu senti…
Certo, così come probabilmente non ricordi quello che tu stesso pensavi e sentivi dieci anni fa… Ma, se aboliamo ogni intervallo spaziotemporale, potresti “risvegliarti” alla coscienza “cosmica” di questa “eterna presenza”, una coscienza “divina”, come quella che speriamo di conseguire in Cristo (o in Krishna se siamo hindu).
- E come “cancellare spazio e tempo”?
Forse, per cancellare lo spazio e il tempo, cioè la condizione “materiale”, si richiede una purificazione della mente…
- Come conseguirla?
Le diverse religioni suggeriscono pratiche differenti, a partire da una differente rappresentazione di sé (come peccatori, come caduti nella materia, come dimentichi di noi stessi, come preda di autoinganno, ignoranza o presunzione), ma destinate a condurre, forse, al medesimo risultato…
La filosofia suggerisce di esercitare il dialogo maieutico per purificare via via la propria mente dalle incrostazioni prodotte dalle nostre false credenze.