Come Dio ha incontrato il mondo

Ahuramazda

La diffusa tendenza a riconoscere nelle diverse religioni altrettante manifestazioni, culturalmente (e umanamente) connotate, dell’unica verità spirituale può essere facilmente accusata di mancanza di senso storico. La “rivelazione” che Dio farebbe di se stesso agli uomini prescinderebbe dal corso della storia. Essa sarebbe, per così dire, una luce bianca che si rifrangerebbe (assumendo diversi colori) nelle diverse culture, restando intrinsecamente identica e inalterata.

È, tuttavia, possibile riconoscere un filo conduttore ben determinato della rivelazione che Dio stesso farebbe di se stesso al mondo anche sotto il profilo strettamente storico.

L’originaria trasformazione del politeismo in senso monoteistico non avviene tanto, come si crede, in Israele (dove si assiste piuttosto  a una contrapposizione tra il solo vero Dio degno di venerazione e gli “altri” dèi, a cui, più che l’esistenza, è originariamente negato soltanto il culto), quanto in India, per un verso, e in Grecia, per l’altro.

In India il politeismo assume la forma del cosiddetto enoteismo: un solo dio, di volta in volta, viene riconosciuto come il Dio supremo di cui gli altri dèi sono variamente concepiti come “manifestazioni” secondarie.

Lo zoroastriamo rappresenta una variante iranica di questa tradizione vedica originaria, nella quale l’unità di Dio (Ahura Mazdah) si accentua e si spiritualizza: nasce l’idea di una lotta tra bene e male e quella di una parallela opposizione tra un cosmo spirituale e un cosmo materiale. Si sviluppano corrispondentemente un’angelologia e una demonologia.

È questa tradizione, non il sostrato del politeismo semitico pre-esistente, a infondere il proprio “spirito” alle grandi religioni del Libro, a cominciare dal giudaismo post-esilico, per passare, attraverso gli esseni, al cristianesimo (nelle sue varianti, soprattutto gnostiche  e manichee) e all’islam.

Certo, in Cristo, Uomo-Dio, Dio ci si rivela pienamente per ciò che Egli è – noi siamo.

Contemporaneamente la filosofia greca elabora una propria versione spiritualizzata della religione politeistica autoctona, culminante dell’ipotesi di un Dio supremo ordinatore di un cosmo connotato sempre più eticamente.

In estremo Oriente, nel frattempo, dalla tradizione vedico-bramanica scaturisce quasi per gemmazione il buddhismo che progressivamente subentra o trasforma le preesistenti tradizioni politeistiche (religione bon del Tibet, shintoismo ecc.).

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di Giorgio Giacometti