1.
Che cos’è la filosofia?
1.1.
La filosofia di ciascuno è l’opinione che egli
si fa delle cose?
1.1.1.
esempio La filosofia di un allenatore di una squadra di calcio è
la strategia di gioco che egli possiede, cioè l’opinione che egli ha sugli
schemi di gioco più efficaci.
1.1.2.
Il termine “filosofia” si può intendere anche in questo
senso, ma non è quello fondamentale
1.2.
Perché la
"filosofia" di ciascuno non è ancora filosofia?
1.2.1.
Ognuno di noi ha una sua “filosofia”, diversa da quelle
degli altri, o, meglio, uno stile di vita. Questa filosofia di ciascuno non è
ancora filosofia perché è spesso costituita da elementi acquisiti in modo
passivo, assorbiti meccanicamente dall'esterno senza alcuna
"consapevolezza critica".
1.3.
La filosofia è ciò che ciascuno filosofo dice
che essa sia?
1.3.1.
Se ciascuna
“filosofia” particolare dà una propria definizione dello stesso termine
“filosofia” è impossibile trovare una risposta univoca[1]
alla domanda "che cos'è la filosofia".
1.4.
La filosofia
coincide con la storia della filosofia?
1.4.1.
Se la filosofia
coincidesse con la storia della filosofia resterebbe sempre da domandarsi di
che cosa tale storia sarebbe la storia (cioè ancora una volta, che cos’è la
filosofia in questione).
1.4.1.1.
Analogamente se si
dicesse che la filosofia è la storia del pensiero si dovrebbe poi
chiedere che cosa si intende per pensiero, e non se ne uscirebbe.
1.5.
La filosofia
coincide con la disciplina scolastica che va sotto lo stesso nome?
1.5.1.
La disciplina
scolastica costituisce un insieme di esercizi orientati alla filosofia
ma non coincide pienamente con la filosofia che ne rappresenta l’argomento (®).
1.5.1.1.
Analogamente la fisica
che si tratta a scuola è diversa da quella sviluppata nei laboratori di
fisica.
1.6.
Provvisoriamente
possiamo dire che la filosofia sia ciò che il manuale o il professore
suggerisce che sia: la filosofia è la ricerca della conoscenza.
1.6.1.
Filo-sofia, termine di origine greca, da phìlos (amico) e sophìa (sapienza
o saggezza) significa etimologicamente[2]
“amore della sapienza”.
1.6.1.1.
La filo-sofia è
"amore del sapere". Questa risposta, ricavata dall’etimologia della
parola, come ogni altra risposta è necessariamente provvisoria, per due
ragioni:
1.1.6.1.1..
innanzitutto,
perché essa spiega una parola mediante altre parole le quali andrebbero a loro
volta spiegate mediante altre parole così via ad infinitum;
1.1.6.2.1..
in secondo luogo,
perché questa risposta, in quanto semplice giudizio o affermazione relativa
all’essenza di una cosa, dovrebbe essere giustificata, fondata, argomentata,
dimostrata. Fin tanto che non lo è, essa indica solo l’apparenza di un’essenza.
1.6.1.2.
Se l’amore di qualcosa implica la ricerca di essa e per
sapienza intendiamo genericamente la conoscenza otteniamo appunto che la filosofia è la ricerca della conoscenza.
1.6.2.
Come avviene questa ricerca?
1.6.2.1.
La ricerca filosofica della conoscenza si svolge
mediante l’analisi dei presupposti[3]
di credenze e opinioni.
1.2.6.1.1..
Come avviene questa analisi dei presupposti di credenze
e opinioni?
1.6.2.1.1.1.
L’analisi dei presupposti di credenze e opinioni in cui
consiste la filosofia può avvenire in questo modo: chiedendosi perché
una certa tesi viene affermata, una certa opinione sostenuta, ovvero “su quali basi
o fondamenti” qualcosa è.
1.6.2.1.1.1.1.
In mancanza di fondamenti attendibili un’opinione,
infatti, non ha valore.
1.2.6.2.1..
L’ideale dell’analisi dei presupposti è di pervenire a principi (primi), privi di presupposti, su cui si
possa fondare (tali principi si possono considerare, infatti, anche fondamenti)
il sapere e, in particolare, l’opinione da cui si era partiti.
1.6.2.1.2.1.
Non c’è accordo sulla questione se la filosofia
pervenga o meno a tali principi di spiegazione di tutta la realtà. Oggi si
tende a escluderlo.
2.
è necessaria la filosofia?
2.1.
Si deve filosofare o non
si deve: ma per decidere di non filosofare è pur sempre necessario filosofare:
dunque in ogni caso filosofare è necessario [Aristotele, Protrettico]
2.1.1.
La filosofia è
necessaria perché anche colui che si domanda se lo sia, mentre se lo domanda,
già fa filosofia.
2.1.2.
Chiedendoci che cos’è la filosofia, per esempio,
abbiamo fatto filosofia. Non siamo giunti a una risposta univoca (cioè avente un solo significato), dunque definitiva.
Cercavamo l’essenza[4]
della filosofia e abbiamo trovato un esempio
di filosofia. La domanda era un esempio della risposta.
2.1.2.1.
La domanda “che cos’è la
filosofia?”, infatti, che genere di domanda è? Quale scienza o quale
sapere presuppone come capace di darle una possibile risposta?
2.2.1.1.1..
In generale si può dire che tutte le domande per
rispondere alle quali non si può partire dai presupposti di questo o quel
sapere sono domande filosofiche.
2.1.2.1.1.1.
Filosofica è, in particolare, la domanda
relativa all’essenza di qualcosa, introdotta dall’espressione “che
cos’è x?”.
2.1.2.1.1.1.1.
La risposta a una domanda di questo tipo fornisce la definizione di ciò su cui verte.
2.1.2.1.1.1.2.
Esempi di domande di questo tipo sono:
2.1.2.1.1.1.2.1.
“Che cos’è l’amicizia?”
2.1.2.1.1.1.2.2.
“Che cos’è il coraggio?”
2.2.
La filosofia è necessaria anche per fondare gli altri
saperi.
2.2.1.
Le diverse scienze a cui siamo abituati nel nostro
tempo (l’epoca moderna) non si domandano più che cosa sia il loro oggetto od argomento, ma
piuttosto lo presuppongono.
2.2.1.1.
Per esempio: la biologia
o scienza della vita (bios) presuppone il concetto di vita e
ne studia le forme. Se la biologia si domandasse che cos’è la vita uscirebbe
dal proprio campo e si trasformerebbe il filosofia.
2.1.2.1.1..
Infatti per definire la vita dovrei distinguerla da ciò
che vita non è. Ma per distinguere la vita da ciò che vita non è dovrei
conoscere non solo le forme della vita (argomento della biologia), ma anche
quelle della non vita (che esulano dall’argomento della biologia). Per sapere
che cosa la vita ha in comune con ciò che vita non è (per esempio il fatto di essere qualcosa) dovrei conoscere
l’elemento comune alla vita e alla non vita (l’essere), dunque ancora sempre uscire dalla biologia.
2.2.1.2.
Anche la matematica presuppone
il proprio oggetto, il numero o lo spazio, considerandolo evidente.
2.1.2.1.2..
Essa, a ragione o a torto, non considera necessario
interrogarsi su che cosa sia il
numero o lo spazio.
2.2.1.3.
In ultima analisi per conoscere «profondamente» una
cosa qualsiasi non basta che io ne presupponga l’evidenza, ma devo conoscere
che cos’è, distinguendola dalla altre cose. Devo infine conoscere che cos’è l’essere in generale (cioè:
«che cosa significa essere una
cosa»), dal momento che tutte le cose che sono sono «fatte» di essere.
2.1.2.1.3..
Che questa domanda ultima si nasconda dietro le
presunte (= presupposte) certezze delle diverse scienze non implica che a
questa domanda la filosofia sia capace di dare risposta.
2.2.2.
In generale: se non
mi contento di una spiegazione qualsiasi di un fenomeno ma chiedo che cosa essa
presupponga, e non mi contento neppure di questa
seconda spiegazione, ma chiedo ancora i fondamenti ultimi di un qualsiasi
preteso sapere, finisco necessariamente per filosofare, perché nessun sapere
(nessuna “disciplina” anche scolastica) sa tutto
di se stessa.
3.
E’ utile la
filosofia?
3.1.
La prova che la
filosofia è più utile di quello che non sembri la possiamo ricavare dalla
constatazione (negativa) che spesso i filosofi hanno pagato con la vita la loro
attività filosofica (Socrate, Giordano Bruno).
3.1.1.
Se la loro azione
non avesse avuto un’incidenza di ordine pratico e politico nessuno si sarebbe
probabilmente preoccupato di far giustiziare Socrate e di mettere al rogo
Giordano Bruno.
3.2.
Ma se la filosofia
è utile, è utile a che cosa?
3.2.1.
Secondo Platone
e Aristotele la filosofia è utile essenzialmente a se stessa,
poiché è una scienza libera e liberi ne sono i cultori (i
filosofi)
3.2.1.1.
Se è vero che gli uomini
hanno cominciato a filosofare per affrancarsi dall’ignoranza è evidente che cercavano
di conoscere al solo scopo di sapere e non per qualche bisogno pratico.
3.1.2.1.1..
Quanto è accaduto lo
attesta: infatti, [solo] quando era già disponibile tutto ciò che occorreva per
vivere e, perfino, per raggiungere comodità e benessere, gli uomini
cominciarono a ricercare questo genere di conoscenza.
3.2.1.1.1.1.
è, dunque, evidente che la ricerchiamo senza avere
scopi estranei, ma, come diciamo libero un uomo che vive per se stesso e non è
asservito ad altri, così consideriamo libera questa scienza, tra tutte:
solo essa, infatti, è per se stessa [Aristotele, Metafisica,
A, 2]
3.1.2.2.1..
I “veri” filosofi, secondo la concezione aristotelica,
hanno bisogno di ozio, di libertà (anche da preoccupazioni economiche,
oltre che di onore, di prestigio sociale ecc.), di tempo libero per dedicarsi
al pensare.
3.1.2.3.1..
La filosofia, ricordano pure Aristotele e Platone,
scaturisce dalla meraviglia e dallo stupore, dunque dal desiderio di
conoscere, e non dal bisogno di avere qualcosa.
3.2.1.1.3.1.
Nella prospettiva aristotelica si può dire dunque che
la filosofia sia un gioco, ma quel gioco
di cui, dal suo punto di vista, non
v’è nulla di più serio.
3.2.1.1.3.1.1.
Cfr. anche ® l’aneddoto relativo all’abilità
speculativa di Talete, narrato da Aristotele nella sua Politica.
3.1.2.4.1..
Anche in Platone il
filosofo è libero. La sua libertà è caratterizzata dai seguenti tratti:
3.2.1.1.4.1.
disponibilità di tempo
di libero (scholé),
3.2.1.1.4.2.
ricerca della sola
verità piuttosto che di qualche immediato vantaggio,
3.2.1.1.4.3.
(apparente)
ignoranza e noncuranza delle cose del mondo,
3.2.1.1.4.4.
ricerca non della
soluzione di casi particolari alla luce di regole generali presupposte (come
gli avvocati), ma di queste stesse definizioni generali delle
cose (che cos'è x, chi è y ecc.),
3.2.1.1.4.5.
indipendenza da ogni genere di servitù.
3.2.1.1.4.5.1.
Emblematica la
storiella di Talete, il primo filosofo di cui sia abbia notizia, da Aristotele,
vissuto nel VII sec. a. C., che per contemplare le stelle cade nel pozzo.
3.2.1.1.4.5.1.1.
Ma cfr. quanto
detto nelle ® Testimonianze sui presocratici
circa la straordinaria abilità "speculativa" di Talete.
3.2.1.2.
Insomma: sembra che la vera filosofia non deve, né
vuole servire a niente, è libera, ma per questo non è necessario che
non serva effettivamente a niente. La filosofia non vuole servire a niente,
ma in realtà potrebbe servire a molto.
3.1.2.1.2..
Da quanto si è visto risulta che la filosofia è
un'attività fine a stessa, analoga per es. a (probabilmente): scienza, gioco,
sport, piacere, felicità,
sogno... Ciascuna di queste occupazioni viene perseguita per se stessa
(se si tratta autenticamente di gioco, sport ecc. e non di un trucco per
fare denaro o dominare gli altri ecc.).
3.2.1.2.1.1.
Ma ciò non toglie che essa possa avere effetti positivi
sulla vita di chi la pratica o di altri uomini, anche se questi non possono
essere im-mediatamente scopi. Così la filosofia non sarebbe stata
introdotta nei programmi dal Legislatore se non questi non avesse ritenuto che
potesse essere utile ai giovani. Ma se mediatamente la si può
studiare per la sua utilità (insegna a ragionare, a collegare ecc., tutte
abilità utili ad avere successo), im-mediatamente, come tutto ciò
che si studia del resto, esige di essere studiata per se stessa[5].
3.2.1.2.1.1.1.
Facciamo il seguente esempio:
3.2.1.2.1.1.2.
esempio A: Io sono felice, il preside mi assegna un incarico
oneroso, io non ne sono infastidito.
3.2.1.2.1.1.3.
esempio
b: Io
sono infelice, il preside mi assegna un incarico oneroso, io ne sono infastidito.
3.2.1.2.1.1.3.1.
In quale dei 2 casi svolgerò meglio l'incarico? Nel
primo, naturalmente. Ma ciò non implica che cercassi di essere felice per fare
bene le cose. Si cerca di essere felici solo per essere felici.
3.2.1.2.1.2.
La filosofia, dunque, è attività che si pratica senza
scopo, ma che può avere effetti collaterali, effetti derivati, di
conseguenza. Essere felici, ad esempio, non è un un mezzo che ha per scopo
quello di fare le cose meglio; ma quando lo si è, si fanno le cose meglio
3.2.1.2.1.2.1.
Ecco, dunque, come è possibile risolvere l’apparente contraddizione tra la
concezione della filosofia come fine a se stessa e quella che la considera
utile alla vita.
[1] Cioè: con un solo significato.
[2] L’etimo-logìa è lo studio (lògos) degli etimi, cioè delle origini delle parole.
[3] Presupposto viene dal verbo “presupporre”, ossia “porre come base, sotto e prima di qualcosa”. Affermazioni, concetti, oggetti sono ciò che sono perché presuppongono qualcos’altro (il loro presupposto appunto), a meno che non si tratti di principi, ossia di qualcosa che viene “prima” di ogni altra, assolutamente o nel proprio campo.
[4] La parola “essenza” deriva dal latino medioevale essentia , costruita sul verbo “essere” come, per esempio, “partenza” deriva da “partire” o “resistenza” da “resistere”. Come la “resistenza” è l’”essere resistente” di qualcosa, così l’”essenza” è l’”essere essente” di qualcosa, cioè semplicemente l’”essere” di qualcosa, la risposta alla domanda “che cos’è” riferita a qualcosa. Per esempio, se alla domanda “che cos’è l’uomo” rispondiamo “l’uomo è un animale dotato di ragione” ciò significa che pensiamo che l’essenza dell’uomo sia l’animalità razionale. In filosofia domandare l’essenza di qualcosa equivale, quindi, a chiederne la definizione.
[5] Bisogna comunque precisare e ammettere che la "filosofia" come disciplina scolastica è solo una vaga approssimazione alla "filosofia" come forma di vita. Come disciplina essa, del pari delle altre "materie", implica verifica e valutazione del rendimento degli studenti (e dell'insegnante), dunque non è facile praticarla solo per se stessa e non per avere buoni risultati. Quella praticata a scuola è, dunque, una quasi-filosofia: facciamo qualcosa che ci dà degli indizi su che cosa sia la vera filosofia