Se seguiamo Calvani 1999 (p.9), che da tempo si occupa della didattica attraverso Internet, per quanto riguarda l'uso educativo della rete possiamo distinguere almeno quattro diverse dimensioni:
Tra le forme della comunicazione asincrona si segnalano il web forum e il blog, che abbiamo effettivamente adottato nel progetto.
Si tratta, poi, di giustificare un'esperienza di e-learning che ha coinvolto compagni di classe (o di scuola), ossia soggetti che hanno tra loro frequenti scambi anche in presenza.
Sull'uso della rete per accedere all'informazione ha messo l'accento, ad esempio, per quanto riguarda la filosofia, Gianni Vattimo: "Noi per insegnare filosofia nei licei abbiamo bisogno di trovare più testi di questo tipo [cioè che aiutino a ricomporre "qualche forma di unità nella cultura degli specialismi"]. [...]. Questo è un lavoro che ad es. i nuovi media elettronici con le memorie meccaniche possono aiutare a risolvere, in quanto si può oggi insegnare di più dove si trovino i dati che insegnare i dati. Si può tentare di diminuire il peso materiale delle materie e di aumentarne il gioco attuale" [G. Vattimo, Il ruolo della filosofia nella cultura contemporanea e nell'insegnamento, in Bonelli et al. 2001, p. 31].
A dire il vero attualmente le principali risorse utili, in termini di "dati culturali", ossia testi, articoli, saggi ecc., se si eccettua qualche raro testo integrale tradotto in italiano (in genere si tratta di classici), sono ancora in lingua inglese e risentono, ovviamente, della modalità tipica propria della cultura anglosassone di porre le questioni, che può essere di maggior rilevanza per alcune discipline piuttosto che per altre: ci riferiamo, oltre che ai classici tradotti in lingua inglese, alle riviste elettroniche o e-journals, i pre-prints (cioè i testi che gli autori propongono alla discussione internazionale), i newsgroups, le mailing lists a cui ci si può iscrivere anche solo per leggere i contributi di chi vi scrive ecc.
Inoltre, il ricorso a Internet presuppone, oltre una discreta conoscenza della lingua inglese (e specialmente di un inglese tecnico, per addetti), anche un discreto lavoro di analisi critica delle risorse offerte per valutarne l'attendibilità e il grado di aggiornamento.
Per queste ragioni, a meno che non ci si proponga l'obiettivo specifico di educare alla navigazione in rete per trovare risorse utili alla disciplina che interessa, la ricerca di dati culturali su Internet, ai fini di una formazione culturale, soprattutto se questa è rivolta a chi è ancora in gran parte digiuno della disciplina in questione, appare, almeno attualmente, meno efficiente del più "tradizionale" studio guidato su testi "cartacei", forniti in fotocopia dallo stesso docente, offerti dal libro di testo adottato (l'antologia) o reperibili nella biblioteca scolastica.
Per chi è interessato a una ricerca ragionata di materiali filosofici (senza limitarsi, cioè, a ricorrere ai normali motori di ricerca) appare ancora valido il sito Philosophy in Cyberspace, che, oltre a proporre una serie di riferimenti ad albero, è a sua volta linkato al motore di ricerca Hippias.
In ogni caso, a parte l'esercizio specifico del browsing, con quanto comporta in termini di serendipity, lo studio di materiali testuali reperiti in rete piuttosto che in forma cartacea, in quanto tale, non sembra implicare un approccio didattico fondamentalmente diverso da quello praticabile con strumenti più tradizionali; in particolare l'approccio ermeneutico che costituisce certo la modalità forse oggi più avanzata, ma anche la più abbondantemente sperimentata, e già in un certo senso "tradizionale", di praticare certe discipline, come la filosofia, in classe.
Se si guarda alla possibilità di ricorrere a Internet, non per raccogliere informazioni, ma allo scopo di costruire di un prodotto didattico, ad esempio un ipertesto di argomento filosofico, e metterlo in rete, si può certamente convenire che si tratta di una prospettiva seducente, soprattutto perché, in genere, abbastanza motivante per gli allievi, o, almeno, per alcuni di essi.
Esperienze, in questo senso, se ne contano ormai diverse. Della costruzione degli ipertesti si può dire, in parte, quello che si dice dei micromondi (in riferimento ai bambini). "Le implicazioni cognitive della progettazione cooperativa in rete sono evidenti. Vengono in mente alcune intuizioni di Papert che [...] suggeriva di immaginare non tanto dei computer che insegnassero ai bambini ma dei computer a cui i bambini potessero insegnare [...] La cosa importante non è la rappresentazione accurata della realtà, ma è fare qualcosa che abbia una sua coerenza interna, che abbia senso e che mostri la qualità dell'immaginazione" [Calvani e Rotta 1999, p. 100].
Le competenze messe in atto nella costruzione di un ipertesto hanno appunto carattere costruttivo. Senza negare loro valore (anzi, si tratta senza dubbio di competenze la cui promozione costituisce un fondamentale obiettivo della nuova scuola) bisogna riconoscere che esse non sono sempre necessariamente richieste in sede di formazione culturale.
Si collocano, ad esempio, agli antipodi delle "competenze filosofiche" che hanno piuttosto a che fare con la decostruzione (Derrida) dei "sistemi" concettuali, ossia con la ricerca dei loro fondamenti, ma per metterli in discussione, più che per "costruirvi sopra" qualcosa .
Con un'immagine si potrebbe quasi dire che, se un ipertesto è caratterizzato, per definizione, da una serie di nodi, l'esercizio filosofico è piuttosto quello che li scioglie che non quello che li stringe.
Per quanto riguarda l'uso di Internet a scopo di organizzazione di attività, di coordinamento e di cooperazione, si fa riferimento, in generale, ad attività come la formazione a distanza, come la ricerca-azione, come la costruzione cooperativa a distanza di oggetti fisici ed elettronici ecc . [Cfr. Calvani e Rotta 1999, pp. 149 ss.]
Senza dubbio anche nella ricerca sulla didattica il mezzo telematico si rivela molto proficuo. Nella costruzione del nostro progetto gli scambi telematici con esperti di diverse agenzie e con gli stessi allievi per chiarire o discutere questioni tecniche e organizzative sono stati preziosi.
La dimensione che ci è apparsa più pertinente al "far filosofia" è stata quella, in ultima analisi, quella della comunicazione.
Una distinzione importante da fare è tra comunicazione asincrona (web forum, blog, e-mail) e comunicazione sincrona ossia "in tempo reale" (chat, videoconferenza) [cfr. Calvani e Rotta 1999, p. 110].
La forma asincrona appare, almeno in determinate situazioni, più adatta a un uso didattico consapevole della rete.
Limiti della comunicazione sincrona
La comunicazione sincrona presenta una serie di controindicazioni.
Tra le forme di comunicazione asincrone il web forum appare particolarmente adatto a promuovere la capacità di ragionare.
In generale, vale per il web forum quello che si può dire della mailing list.
"In funzione del rapporto che si instaura tra esperto e meno esperto si può dire che si attuano forme di apprendistato cognitivo. In virtù della continua e inevitabile collaborazione reciproca tra iscritti una lista [così come un forum] è anche un ambiente effettivo di peer tutoring. Non bisogna infine dimenticare che un dibattito on line tende a incoraggiare un forte senso di comunità, soprattutto quando attorno alla tavola rotonda virtuale, come accade in molti gruppi di lavoro universitari, siedono esperti o interlocutori in grado di mantenere il tono della discussione su un livello qualitativamente elevato: i singoli iscritti o gli studenti percepiscono in questo caso la loro stessa presenza come una sorta di privilegio e sono più motivati a partecipare e a migliorare la qualità dei loro interventi. Si parla in questo caso di electronic mentoring".
Le ultime osservazioni appaiono particolarmente rilevanti per la didattica della filosofia: accanto all'attività implicita di peer tutoring, una discussione on line "guidata" da esperti (come lo stesso docente di classe) accresce la motivazione e, soprattutto, configura una sorta di rinnovata relazione di maestro-discepolo ("apprendistato cognitivo", "electronic mentoring") che, mutatis mutandis, è forse quanto di meglio possa favorire un esercizio maieutico (cioè autenticamente filosofico), seppure all'interno di uno scambio uno-molti e nel contesto di una civiltà caratterizzata da un rapido consumo della comunicazione [cfr. Calvani e Rotta 1999, p. 123].
Rispetto alla mailing list, inoltre, il forum on line o bacheca elettronica, grazie alla sua configurazione in threads tematici o fili e, in generale, alla sua struttura più compatta e organica [cfr. Calvani e Rotta 1999, pp. 124 ss.], appare venire incontro molto meglio alle esigenze di chiarezza, sistematicità, accessibilità, proprie di un'attività che pretende di avere valore didattico, culturale o anche solo di documentazione ad uso di terzi.
L'esperienza, fatta nel quadro del progetto, di impiego di un web forum, come illustrato altrove, ha confermato sostanzialmente questa aspettative.
La forma del blog è meno usata dal punto di vista didattico, ma, almeno potenzialmente, tra quelle più promettenti.
Come è noto il blog non è altro che una pagina web o un microsito nel quale una persona può periodicamente "postare" (inviare tramite post) proprie considerazioni o riflessioni che tutti, collegandosi, possono leggere e, se vogliono, anche commentare.
Sono famosi i casi di blog di giornalisti e corrispondenti dall'Iraq o da altre zone di guerra, ma anche quelli di semplici abitanti del luogo: spesso si tratta delle uniche fonti di informazione a disposizione per sapere che cosa sta accadendo in un determinata regione.
Sotto il profilo didattico affidare a ciascun allievo la cura di un proprio blog significa conferirgli una sorta di responsabilità permanente come soggetto artefice "organicamente" di cultura e non solo autore di singoli, separati, "prodotti scolastici", come l'elaborato scritto (il "tema" di italiano), la relazione di storia ecc.
Il blog personale, in prospettiva, sorta di diario pubblico, aperto al confronto con altri, fatte salve le necessarie esigenze di privacy (per le quali si può pensare all'uso di nicknames o ad altre forme di protezione dell'identità dell'autore e/o dell'accessibilità al contenuto del sito), potrebbe costituire un elemento importante per la costruzione di un portfolio individuale condiviso, nel quale, accanto a competenze e conoscenze, verificate e valutate dai docenti, sia fatto adeguato spazio a interessi, attitudini e a tutto ciò che il soggetto stesso considera come importante per caratterizzare il proprio profilo e che possa essere continuamente aggiornato o modificato (con un clic, verrebbe da dire).
Per quanto riguarda la didattica delle singole discipline il blog può avere un uso più limitato e circoscritto.
Si può semplicemente trattare di una pagina web, aperta agli interventi di chi si collega, nella quale l'allievo svolge e argomenta le sue considerazioni su un problema specifico, formulando ipotesi e citando testi e autori pertinenti.
La costruzione di un blog tematico di questo genere può costituire la naturale prosecuzione di un dibattito iniziato in un web forum (tale è stato l'uso che ne abbiamo fatto nel nostro progetto).
L'allievo vi può trarre le fila della discussione e, senza più misurarsi direttamente, almeno in prima istanza, con altri interlocutori, esporre e argomentare la propria tesi con maggiore autonomia (ovvero sollevare ulteriori problemi).
Sotto questo profilo l'elaborazione del blog potrebbe ricordare la costruzione di un saggio breve, con la differenza fondamentale che il blog conserva "vivi" elementi di interattività e di dialogicità (chiunque può intervenirvi per fare osservazioni, commenti, critiche, apprezzamenti, a cui si può di nuovo replicare e così via) che nel saggio cartaceo - lungi dall'essere assenti - rimangono, però, impliciti.
Nella nostra sperimentazione abbiamo proposto agli allievi della "classe di confronto", a chiusura del progetto, proprio la stesura di saggi brevi da confrontare con i blog prodotti dagli allievi delle "classi di progetto".
L'esperienza, fatta nel quadro del progetto, della costruzione di blog individuali, come illustrato altrove, ha confermato solo in parte le aspettative. Per ragioni, tutto sommato, estrinseche, infatti, si è dovuto sacrificare una parte del tempo che si pensava di dedicare all'elaborazione dei blog; circostanza che, ovviamente, ha reso meno significativo questo aspetto della sperimentazione.
Perché comunicare in rete tra compagni di classe?
Un' obiezione, che si sarebbe tentati di avanzare, consiste nel negare l'utilità di forme di comunicazione a distanza a scopo didattico tra soggetti che quotidianamente si incontrano nella stessa aula o, almeno, nel medesimo edificio scolastico
L'allievo si sente più protetto sia nei confronti del docente che dei compagni. Si potrebbe quasi immaginare che il monitor (sorta di postmoderno "lettino" di un curioso setting neo-psicanalitico) sostituisca o sospenda, per certi aspetti, i "freni inibitori", il "super-Io", o come altrimenti vogliamo chiamare ciò che nella relazione vis à vis produce frequentemente - si pensi alla classica "interrogazione" - forme di inceppamento della memoria, di blocco dell'esposizione, strategie di evitamento nell'affrontare e discutere un problema. Per farla breve, è paradossalmente più probabile che l'allievo "dica la verità" su ciò che crede, pensa e ricorda davanti a un monitor che davanti al volto dell'altro; o, comunque, dica qualcosa di diverso da ciò che direbbe o, più spesso, non direbbe altrimenti.
via intermedia tra l'oralità e la scrittura, la scrittura on line in generale può rappresentare un ottimo apprendistato per l'organizzazione tanto del proprio pensiero (aspetto di piùù diretto interesse per la didattica della filosofia) quanto delle modalità della sua esposizione, con ricadute benefiche per la promozione dei valori come la chiarezza, la coerenza e l'efficacia nella comunicazione verbale, in generale.